giovedì 30 settembre 2010

Viva santa Maria!

Si veda la fine dell'articolo per un aggiornamento.

Mary Helen MacKillop (15 gennaio 1842 – 8 agosto 1909) è stata una suora cattolica australiana che, insieme a Padre Julian Tenison Woods, fondò l'ordine delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore di Gesù. Dopo la sua morte ha catalizzato grande venerazione in Australia e a livello internazionale.

MacKillop è l'unico australiano ad essere stato beatificato (nel 1995 da papa Giovanni Paolo II). Il 17 luglio 2008, papa Benedetto XVI ha approvato il riconoscimento ecclesiastico di un secondo miracolo attribuito ad una sua intercessione. Il 19 febbraio 2010 è stato annunciato che la dichiarazione formale della sua canonizzazione è attesa per il 17 ottobre 2010, cosa che farò di lei il primo santo australiano. Dopo la sua canonizzazione sarà nota come "santa Maria della Croce".
Questa qui sopra è l'introduzione dell'articolo di Wikipedia (edizione inglese) su Mary MacKillop (la pagina italiana non esiste ancora, chi volesse può usare il testo qui sopra per crearla). Come si vede, MacKillop detiene il primato di essere il primo beato australiano e tra poco conseguirà anche quello di essere il primo santo australiano.

Ammetto, però, che questi primati non sono abbastanza da solleticare il mio interesse. Ben più efficace contro la mia inerzia è la notizia (segnalata da Antonio Lombatti) che un documentario della rete ABC, in onda il 10 ottobre, svelerà un piccolo mistero riguardo la vita di questa suora.

Nel 1871, infatti, la futura santa fu scomunicata. Nel settembre di quell'anno, dopo un incontro con Padre Charles Horan, il vescovo Laurence Sheil chiese a MacKillop di modificare la regola dell'ordine, ma MacKillop, che riteneva di essere ispirata da Dio, si rifiutò. Allora Sheil la scomunicò con l'accusa di aver incitato le consorelle all'insubordinazione; il vescovo tentò anche di sciogliere l'ordine fondato da MacKillop e Julian Tenison Woods, tanto che molte delle loro scuole furono chiuse.  Fu solo nel gennaio 1872, poco prima di morire, che Sheil tolse la scomunica; l'anno successivo MacKillop partì per Roma, dove ottenne il riconoscimento della regola dell'ordine, sebbene con qualche modifica.

Oggi si scopre che le ragioni della scomunica furono ben diverse. Horan spinse Sheil a imporre la modifica della regola dell'ordine a MacKillop, prevedendone il rifiuto e la conseguente scomunica, per vendicarsi dell'allontanamento in Irlanda del suo amico Padre Keating. Insomma, si trattò di una persecuzione bella e buona.

Fin'ora si era ritenuto che Keating fosse stato allontanato a causa del suo attaccamento eccessivo alla bottiglia, ma l'indagine giornalistica presentata dall'ABC svela la reale motivazione: Keating abusava dei bambini di una scuola gestita da MacKillop e Woods, e la suora, venutane a conoscenza, ne aveva parlato col vicario generale John Smyth, il quale aveva allontanato Keating. Da qui l'odio di Horan per MacKillop.

Mary McKillop Rose

Insomma: Keating abusava sessualmente di bambini, MacKillop lo fece allontanare (non passò per la mente di nessuno di denunciarlo), e Horan la fece scomunicare. Non credo che sia questa la ragione per cui sarà canonizzata, ma si può dire che MacKillop sia proprio una martire perfetta per i nostri tempi, anche se a perseguitarla, in questo caso, è stata la Chiesa.

Aggiornamento.

Come riportato dal The AustralianPriest denies making claims about MacKillop's excommunication», 7 ottobre 2010) Paul Gardiner ha smentito che la propria testimonianza al programma Compass della ABC sostenesse in alcun modo l'idea che MacKillop fosse stata scomunicata per aver denunciato le molestie di Keating.

A proposito della diffusione di tale notizia e delle sue fonti, si veda «Santa MacKillop pioniera contro i preti pedofili: una bufala?» dal sito dell'UAAR, in cui si riporta anche che «La postulatrice della causa di canonizzazione, suor Mary Casey, intervistata dal Tg2 afferma che non fu direttamente la MacKillop a denunciare gli abusi del prete, ma alcune sue consorelle. Altri sacerdoti “amici del molestatore, per ripicca, misero in cattiva luce la MacKillop” presso il vescovo, che in un primo tempo la scomunicò».

La rosa raffigurata è stata intitolata a Mary MacKillop. Per i riferimenti si veda «Mary MacKillop», Wikipedia, The Free Encyclopedia, http://en.wikipedia.org/w/index.php?title=Mary_MacKillop&oldid=387689079 (acceduto il 30 settembre).

«Chi sono i cannibali?»

i like how cute the tiny pumpkin is
Nel suo post «Who are the cannibals?», April DeConick riflette sul cannibalismo funebre dei Wari' amazzonici. Prima di entrare in contatto con gli europei attorno al 1960, i Wari' avevano un complesso rituale funebre che comprendeva la consumazione delle carni dei familiari morti. Lo scopo di questa pratica era quella di aiutare il defunto a separarsi dal mondo fisico e ad entrare in quello spirituale, e la famiglia a dimenticare la perdita avuta.

Dopo il contatto con gli europei i Wari' abbandonarono rapidamente questa pratica. DeConick racconta che:
Col contatto giunsero malattie infettive che decimarono la loro popolazione. I missionari, che cercavano disperatamente di far cambiare il loro rituale funebre, dissero loro che se avessero continuato a mangiare cadaveri, si sarebbero ammalati. Così i Wari' iniziarono a seppellire i loro morti come i missionari volevano, anche se consideravano il terreno sozzo, inquinato e freddo, e ancora oggi si lamentano che i propri cari debbano marcire nella fredda terra.
DeConick, che è specializzata nella storia dei pensieri giudaico e cristiano antichi, fa notare una cosa: anche gli antichi cristiani erano noti presso i Romani politeisti per la loro pratica di mangiare carne umana; si trattava naturalmente di un riferimento alla pratica rituale della teofagia, il consumo del corpo di Gesù. Quegli stessi missionari che sono riusciti a convincere i Wari' a non mangiare la carne dei loro defunti praticano quotidianamente un rito in cui pane e vino diventano nella sostanza (per i cattolici) o simbolicamente (per i protestanti) il corpo e il sangue di Gesù, da mangiare e bere insieme agli altri fedeli.

Mi sovviene dunque una curiosità (questa riflessione non è della prof. DeConick): se i cattolici credono realmente di ingerire la carne di Gesù ogni volta che fanno la comunione, ritengono forse che il cannibalismo sia talvolta giustificato? Non credo, ma dubito allo stesso tempo che si interroghino realmente sulle implicazioni morali di questo gesto.

mercoledì 29 settembre 2010

Crediamo solo a ciò che ci dà ragione

doublethinkChe succede quando una persona, che si è formata una propria opinione su di una certa questione,  scopre che i fatti su cui si è basata sono falsi, e che anzi le prove indicano l'esatto opposto di quanto crede? Razionalmente parlando, ci si attenderebbe che le prove dell'errore la convincessero a cambiare opinione, a correggerla, ma non è così.

I fatti non contano

La notizia non è recentissima, ma credo sia lo stesso molto interessante. Gli studi di Brendan Nyhan, dell'Università del Michigan, hanno preso in esame un campione di persone che avevano elaborato una propria opinione su argomenti di attualità politica attraverso le notizie date dagli organi di informazione.

In particolare gli studiosi si sono concentrati su persone con una chiara affiliazione ad una certa parte politica e vari gradi di fiducia nelle proprie opinioni. Hanno poi mostrato loro come le alcune notizie su cui erano basate le loro posizioni politiche fossero in realtà errate, e hanno misurato di quanto l'opinione delle singole persone cambiava in conseguenza a questa affermazione.

Non solo hanno scoperto che queste nuove informazioni non facevano cambiare idea alle persone, ma anzi hanno misurato un rafforzamento della posizione assunta, specie in coloro che maggiormente credevano nella validità del proprio ragionamento. I giudizi che le persone si erano formate, in altre parole, non erano minimamente scalfiti dalle smentite: una volta giunte ad avere una propria opinione su di un certo argomento, le persone scelgono di ignorare o manipolare le notizie che non combaciano con ciò che credono vero, e sono disposte ad accettare qualunque conferma della propria opinione a prescindere dalla qualità della fonte.

Le bugie grosse vivono a lungo

Siamo convinti di formare le nostre opinioni attraverso l'analisi razionale dei fatti di cui mano a mano veniamo a conoscenza, che inquadriamo razionalmente in una visione del mondo «corretta» e «basata su fatti». Su questa convinzione è normalmente basata la fiducia nelle nostre convinzioni.

La sensazione che abbiamo riguardo alle nostre opinioni, quindi, è siano razionali e provate, ma in realtà spesso stiamo operando in base alle nostre credenze più che ai fatti veri e propri, e quando ciò che crediamo non combacia con i fatti, nascono problemi seri. Possiamo naturalmente cambiare le nostre opinioni, ma lo studio condotto da Nyhan prova che non è questo il caso più frequente; le alternative sono ignorare i fatti, alterarli in modo che combacino con la nostra visione del mondo, o piuttosto accettare informazioni fasulle solo perché rientrano nel nostro schema mentale.

Il risultato finale è che le nostre convinzioni sono rafforzate sempre più dalle informazioni che abbiamo selezionato per consolidarle e siamo sempre meno disponibili ad accettare informazioni che vadano contro le nostre opinioni.

Alla base di questo meccanismo c'è la repulsione per dissonanza cognitiva che si crea nel momento in cui capiamo che quello che credevamo essere vero è in realtà falso: pur di non provare tale pena, teniamo lontana ogni occasione di doverci ricredere. E tanto più è grande l'investimento emotivo che abbiamo nella nostra visione, tanto meno saremo disposti a metterla in discussione; e tanto più ci impegneremo a ignorare, i fatti che la contraddicono, a manipolarli o reinterpretarli in modo da renderli compatibili, o semplicemente selezionarli in base al fatto che concordano con ciò in cui crediamo già.

Crediamo solo a ciò che ci dà ragione.

Questo vale in diversi ambiti, in particolare nella politica e nella fede, dove è normale avere convinzioni molto radicate e importanti. Bisogna tenerlo a mente, quando si è convinti di avere ragione, e fare uno sforzo per esaminare in maniera il più possibile oggettiva i fatti.

Il "Sole delle Alpi" e il crocifisso

Segnalo l'intervento di Piergiorgio Odifreddi (che sto lentamente rivalutando) su Repubblica.it: «Una croce sul Sole delle Alpi» tratta della vicenda della scuola di Adro, tappezzata col simbolo politico della Lega Nord, per sottolineare una strana dissociazione nelle menti dei nostri politici.

Odifreddi fa riferimento alla lettera della Presidenza della Repubblica indirizzata ai genitori della scuola, in cui si dice
Il capo dello Stato ha apprezzato il passo compiuto dal ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, invitando il sindaco di Adro a rimuovere quelle esibizioni [...] ha ribadito la sua convinzione che nessun simbolo identificabile con una parte politica possa sostituire, in sede pubblica, quelli della nazione e dello Stato, né questi possono essere oggetto di provocazione e sfide.
Condivido in pieno la posizione di Napolitano su questi fatti, e non ho dubbi che la sua dichiarazione di sostegno ai valori della Costituzione sia sentita e non una semplice convenienza politica (come nel caso della Gelmini).

Ma, come giustamente fa notare Odifreddi, al Presidente della Repubblica e al Governo tutto andrebbe chiesto perché, invece, nel caso dei crocifissi nelle aule scolastiche hanno deciso di appellarsi contro la sentenza della Corte europea per difendere l'affissione di simboli identificabili con una parte religiosa? (In realtà Odifreddi afferma che si tratti di un simbolo politico, ma non sono obbligato a riprendere quella parte delle sue argomentazioni che non condivido)

Il Sole delle Alpi è il simbolo di una parte politica e, in quanto tale, non può essere usato come simbolo della collettività, neppure lì dove quella parte politica fosse maggioranza assoluta. Allo stesso modo il crocifisso è il simbolo di una parte religiosa e, in quanto tale, non può essere usato come simbolo della collettività, neppure se rappresenta la maggioranza degli italiani.

Non è neppure vero che si tratti di un simbolo "culturale" italiano: è vero che è un simbolo rappresentativo di molti italiani, ma non è un loro simbolo in quanto italiani. E questa è, fondamentalmente, la laicità dello Stato: rispetto ma equidistanza dalle convinzioni personali o collettive degli italiani che non siano loro in quanto italiani.

lunedì 27 settembre 2010

«Nazisti atei? Il grossolano pentimento del Papa»

Segnalo il post di Giovanni Bazzana intitolato «Nazisti atei?».

Il prof. Bazzana riporta un brano del discorso pronunciato da Benedetto XVI durante il suo viaggio nel Regno Unito, in cui il Papa tedesco definisce il Nazismo «l'estremismo ateo del XX secolo»:
Pure nella nostra epoca possiamo ricordare come la Gran Bretagna e i suoi capi si opposero ad una tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla società e negava a molti la nostra comune umanità, specialmente gli ebrei, che venivano considerati non degni di vivere. [...] Mentre riflettiamo sui moniti dell’estremismo ateo del ventesimo secolo, non possiamo mai dimenticare come l’esclusione di Dio, della religione e della virtù dalla vita pubblica conduce in ultima analisi ad una visione monca dell’uomo e della società, e pertanto a una visione riduttiva della persona e del suo destino.
Ci sarebbero diverse cose da dire sul rapporto tra Nazismo e cristianesimo, ma credo che Bazzana abbia ragione quando fa notare che questa posizione è ipocrita, come mostrato dall'articolo «Atheist Nazis? The Pope’s Cheap Atonement», di Susannah Heschel (autrice di The Aryan Jesus: Christian Theologians and the Bible in Nazi Germany):
Dal punto di vista ebraico non fa nessuna differenza se l'ufficiale delle SS che uccise mia nonna andò a Messa la domenica successiva o prese in giro Gesù come un Ebreo patetico e codardo. Ciò che importa è che la Chiesa non scomunicò mai quell'ufficiale e non proibì mai ai cappellani di celebrare la Messa nei campi di concentramento.
Heschel prosegue dicendo:
Papa Benedetto, il primo Papa ad essere stato affiliato ad un'organizzazione nazista (la Gioventù hitleriana), desidera disperatamente che nessun cristiano sarebbe potuto essere un assassino nazista. Ad un certo livello, ha ragione: la fede cristiana dovrebbe impedire a chiunque di confiscare proprietà, deportare vicini, distruggere luoghi di culto, violentare, torturare e uccidere. In effetti vi furono alcuni tedeschi che non poterono riconciliare la loro fede cristiana con l'antisemitismo del Nazional Socialismo. [...] Che fare? I teologi cristiani, cattolici e protestanti, rassicurarono i tedeschi che il Nazismo era in pieno accordo coi principi cristiani. [...] Karl Adam, prominente teologo cattolico tedesco, affermò nel 1933 che Hitler era colui di cui «avevano profetizzato i nostri poeti e i nostri saggi» che avrebbe sofferto nella lotta per la salvezza della Germania. Adam sosteneva ancora nel 1941: «l'insegnamento di Cristo fu interamente anti-ebraico nel suo tenore (per questo fu crocifisso)».

giovedì 23 settembre 2010

I versetti satanici del Corano

Pochi aspetti dell'Islam sono famosi in Occidente come i famigerati versetti satanici del Corano, divenuti celebri per l'omonimo romanzo di Salman Rushdie e soprattutto per la condanna di questo libro da parte delle autorità religiose islamiche, condanna che si è tradotta in una taglia sulla vita dell'autore e sui suoi collaboratori (il traduttore giapponese fu ucciso, quello italiano accoltellato e quello norvegese ferito).

Seppure famosi, pochi ne conoscono la storia, che invece è interessante e, credo, anche istruttiva. Eccone una sintetica presentazione.

Origine dei versetti satanici

Nella ventitreesima sura del Corano, intitolata «An-Najm» (La stella), vi sono alcuni versetti che recitano (19-23):
19 Cosa ne dite di al-Lāt e al-ʿUzzā, 20 e di Manāt, la terza? 21 Avrete voi il maschio e Lui la femmina? 22 Che ingiusta spartizione! 23 Non sono altro che nomi menzionati da voi e dai vostri antenati, a proposito dei quali Allah non fece scendere nessuna autorità. Essi si abbandonano alle congetture e a quello che affascina gli animi loro, nonostante sia giunta loro una guida del loro Signore.
Questi versetti hanno una storia travagliata, stando a quanto raccontano le copie annotate del Corano ad opera di Ṭabarī (839-923) e al-Wāqidī (745-822) e la prima biografia di Maometto, composta da Ibn Isḥāq (704 circa-761) circa 120-130 anni dopo la morte del profeta.

I racconti differiscono per i particolari, ma narrano che Maometto voleva riconciliarsi col suo popolo, che gli aveva voltato le spalle dopo che il profeta aveva iniziato a predicare la nuova religione in opposizione al paganesimo imperante. Allora Allah gli ispirò la sura «An-Najm», che Maometto stava recitando davanti ai meccani su suggerimento dell'arcangelo Gabriele, quando Satana intervenne e gli mise sulla lingua i seguenti versi, i famigerati "versetti satanici":
Cosa ne dite di al-Lāt e al-ʿUzzā, e di Manāt, la terza? Ecco le gharānīq, la cui intercessione è cosa grata a Dio.
Poiché quella formata da al-Lāt, al-ʿUzzā e Manāt era una triade di divinità femminili adorata dagli arabi, i pagani della Mecca furono felici del discorso di Maometto; vi fu persino il ritorno dei fuoriusciti meccani (sostenitori del profeta che erano stati costretti a riparare in Abissinia), convinti che vi fosse stata una riconciliazione.

Ma l'arcangelo Gabriele, qualche tempo dopo, si recò da Maometto rimproverandogli di aver pronunciato frasi che non gli aveva suggerito. Maometto si addolorò, ma Allah lo consolò inviandogli la sura «Al-Hajj» (Il pellegrinaggio) in cui afferma che:
52 Non inviammo prima di te nessun messaggero e nessun profeta senza che Satana si intromettesse nella sua recitazione. Ma Allah abroga quello che Satana suggerisce. Allah conferma i Suoi segni. Allah è sapiente, saggio.  53 [Allah] fa sì che i suggerimenti di Satana siano una tentazione per coloro che hanno una malattia nel cuore, per coloro che hanno i cuori induriti. In verità gli ingiusti sono immersi nella discordia.
Dopo aver consolato Maometto, Allah cambiò i versetti satanici nella versione ora preservata.

Autenticità dei versetti

Il problema centrale di questo episodio è che la versione "satanica" dei versetti è una chiara ferita al monoteismo perfetto dell'Islam, mentre tutto l'episodio mette in discussione l'infallibilità del profeta. L'introduzione di tre dee pagane nell'Islam è palesemente una ferita al monoteismo perfetto: Allah passerebbe da essere l'unico Dio al primo degli dei. D'altro canto questo episodio stabilirebbe un pericoloso precedente che metterebbe in dubbio la perfezione della trasmissione della parola di Dio. Per questo motivo gli studiosi islamici, antichi e moderni, rigettano questo episodio, il quale «contraddice l'infallibilità di ogni profeta nel riportare le parole del Signore».

Altri studiosi, però, affermano che si tratta di un episodio verosimile, che mostra come l'idea del monoteismo di Maometto si evolvette col tempo. Nessun musulmano potrebbe aver inventato questo episodio (criterio dell'imbarazzo), né è possibile che sia stato inventato da un non-musulmano e accettato dai musulmani. Maometto non si accorse immediatamente che l'introduzione delle tre dee nella posizione di intermediatrici avrebbe inficiato il monoteismo della sua religione e dunque dovette modificare la sua versione.

Al di là dell'autenticità dell'episodio, credo che sia evidente che si tratta di un evento quantomeno verosimile. Non sarebbe la prima volta che un uomo cambia idea su quello che ha detto, che evolve la sua concezione, né mi pare scandaloso dirlo.

Per le fonti del post si veda Irving M. Zeitlin, The historical Muhammad, Polity, 2007, ISBN 0745639992, pp. 113-115. La traduzione italiana del Corano è presa da sufi.it.

mercoledì 22 settembre 2010

Il Dio dell'amore...

god still loves us - sweet graffiti
Il Dio dell'amore ordina che chi viola il sabato sia lapidato a morte (Numeri 15:32-36):
32 Mentre i figli d'Israele erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva legna in giorno di sabato. 33 Quelli che lo avevano trovato a raccoglier legna lo portarono da Mosè, da Aaronne e davanti a tutta la comunità. 34 Lo misero in prigione, perché non era ancora stato stabilito che cosa gli si dovesse fare. 35 Il SIGNORE disse a Mosè: «Quell'uomo deve essere messo a morte; tutta la comunità lo lapiderà fuori del campo». 36 Tutta la comunità lo condusse fuori dal campo e lo lapidò; e quello morì, secondo l'ordine che il SIGNORE aveva dato a Mosè.

Il Dio dell'amore ordina lo sterminio dei nativi della Palestina (Deuteronomio 7:1-3):
1 Quando il SIGNORE, il tuo Dio, ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso, e avrai scacciato molti popoli: [...]; 2 quando il SIGNORE, il tuo Dio, li avrà dati in tuo potere e tu li avrai sconfitti, tu li voterai allo sterminio; non farai alleanza con loro e non farai loro grazia. 3 Non t'imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli,

Il Dio dell'amore ordina lo sterminio di due popoli (Deuteronomio 2:31-34 e 3:1-6)
31 Il SIGNORE mi disse: «Vedi, ho iniziato a dare in tuo potere Sicon e il suo paese; comincia la conquista, impadronisciti del suo paese». 32 Allora Sicon uscì contro di noi con tutta la sua gente, per darci battaglia a Iaas. 33 E il SIGNORE, il nostro Dio, lo diede nelle nostre mani, e noi abbiamo sconfitto lui, i suoi figli e tutta la sua gente. 34 In quel tempo prendemmo tutte le sue città e le votammo allo sterminio: uomini, donne, bambini; non vi lasciammo nessuno in vita.

1 Poi ci voltammo, e salimmo per la via di Basan. Og, re di Basan, con tutta la sua gente, uscì contro di noi per darci battaglia a Edrei. 2 Il SIGNORE mi disse: «Non lo temere, perché io ti do nelle mani lui, tutta la sua gente e il suo paese; tu farai a lui quel che facesti a Sicon, re degli Amorei, che abitava a Chesbon». 3 Così il SIGNORE, il nostro Dio, diede in nostro potere anche Og, re di Basan, con tutta la sua gente. Noi li battemmo in maniera tale che nessuno rimase in vita. 4 Gli prendemmo in quel tempo tutte le sue città. Non ci fu città che noi non prendessimo loro: sessanta città, tutta la regione d'Argob, il regno di Og in Basan. 5 Tutte queste città erano fortificate, con alte mura, porte e sbarre, senza contare le città aperte, ch'erano in grandissimo numero. 6 Noi le votammo allo sterminio, come avevamo fatto con Sicon, re di Chesbon; votammo allo sterminio ogni città: uomini, donne, bambini.

Il Dio dell'amore ordina lo sterminio di altre persone (Giosuè 10:40):
Giosuè dunque batté tutto il paese, la contrada montuosa, la regione meridionale, la regione bassa, le pendici e tutti i loro re; non lasciò scampare nessuno, ma votò allo sterminio tutto ciò che aveva vita, come il SIGNORE, il Dio d'Israele, aveva comandato.

Il Dio dell'amore indurisce i cuori dei popoli in modo che possano essere sterminati dagli Ebrei (Giosuè 11:20):
infatti il SIGNORE faceva sì che il loro cuore si ostinasse a dar battaglia a Israele, perché Israele li votasse allo sterminio senza che ci fosse pietà per loro, e li distruggesse come il SIGNORE aveva comandato a Mosè.

Il Dio dell'amore ordina agli Ebrei di vendicarsi dei propri nemici sterminandoli (1Samuele 15:2-3):
2 Così parla il SIGNORE degli eserciti: "Io ricordo ciò che Amalec fece a Israele quando gli si oppose nel viaggio mentre saliva dall'Egitto. 3 Ora va', sconfiggi Amalec, vota allo sterminio tutto ciò che gli appartiene; non lo risparmiare, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini"».

Il Dio dell'amore permette agli Ebrei di avere e usare schiavi, purché non Ebrei (Levitico 25:44-46):
44 Quanto allo schiavo e alla schiava che potrete avere in proprio, li prenderete dalle nazioni che vi circondano; da queste comprerete lo schiavo o la schiava. 45 Potrete anche comprarne tra i figli degli stranieri stabiliti fra voi e fra le loro famiglie che si troveranno fra voi, tra i figli che essi avranno generato nel vostro paese; e saranno vostra proprietà. 46 Li potrete lasciare in eredità ai vostri figli dopo di voi, come loro proprietà; vi servirete di loro come di schiavi, per sempre; ma quanto ai vostri fratelli, i figli d'Israele, nessuno di voi dominerà sull'altro con asprezza.

Il Dio dell'amore concede agli Ebrei di tenere per sé le belle donne fatte prigioniere (Deuteronomio 21:10-11):
10 Quando andrai alla guerra contro i tuoi nemici e il SIGNORE, il tuo Dio, li avrà messi nelle tue mani e tu avrai fatto dei prigionieri, 11 se vedrai tra i prigionieri una donna bella d'aspetto, se ne sarai attratto e vorrai prendertela per moglie, la condurrai in casa tua;

Il Dio dell'amore ordina che le spose non vergini siano lapidate (Deuteronomio 22:13-30)
13 Quando un uomo sposa una donna, entra da lei, e poi la prende in odio, 14 le attribuisce azioni cattive e disonora il suo nome, dicendo: «Ho preso questa donna e, quando mi sono accostato a lei, non l'ho trovata vergine», 15 allora il padre e la madre della giovane prenderanno le prove della verginità della giovane e le presenteranno davanti agli anziani della città, alla porta. 16 Il padre della giovane dirà agli anziani: «Io ho dato mia figlia in moglie a quest'uomo; egli l'ha presa in odio, 17 ed ecco che le attribuisce azioni cattive, dicendo: "Non ho trovato vergine tua figlia". Ora ecco le prove della verginità di mia figlia», e mostreranno il lenzuolo davanti agli anziani della città. 18 Allora gli anziani di quella città prenderanno il marito e lo castigheranno; 19 e, per aver diffamato una vergine d'Israele, lo condanneranno a un'ammenda di cento sicli d'argento, che daranno al padre della giovane. Lei rimarrà sua moglie ed egli non potrà mandarla via per tutto il tempo della sua vita. 20 Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata vergine, 21 allora si farà uscire quella giovane all'ingresso della casa di suo padre, e la gente della sua città la lapiderà a morte, perché ha commesso un atto infame in Israele, prostituendosi in casa di suo padre. Così toglierai via il male di mezzo a te.

Il Dio dell'amore ordina di uccidere gli omosessuali (Levitico 20:13):
Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro.

Il Dio dell'amore ordina di uccidere i parenti o gli amici che tentano di convertirci (Deuteronomio 13:6-11)
6 Se tuo fratello, figlio di tua madre, o tuo figlio o tua figlia o tua moglie, che riposa sul tuo seno, o l'amico, che è come un altro te stesso, vorranno ingannarti in segreto, dicendo: «Andiamo, serviamo altri dèi», quelli che né tu né i tuoi padri avete mai conosciuto, 7 dèi adorati dai popoli che vi circondano, vicini a te o da te lontani, da un'estremità all'altra della terra, 8 tu non acconsentirai, non gli darai retta; l'occhio tuo non abbia pietà per lui; non risparmiarlo, non giustificarlo; 9 anzi uccidilo senz'altro; la tua mano sia la prima a levarsi su di lui, per metterlo a morte; poi venga la mano di tutto il popolo; 10 lapidalo e muoia, perché ha cercato di spingerti lontano dal SIGNORE tuo Dio, che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù. 11 E tutto Israele lo udrà e temerà, e non commetterà più una simile azione malvagia in mezzo a te.

Il Dio dell'amore ordina che chi bestemmia sia lapidato dai suoi conoscenti (Levitico 24:11-16)
11 Il figlio della israelita bestemmiò il nome del SIGNORE e lo maledisse; perciò fu condotto da Mosè. La madre di quel tale si chiamava Selomit ed era figlia di Dibri, della tribù di Dan. 12 Lo misero in prigione, in attesa di sapere che cosa il SIGNORE ordinasse di fare. 13 E il SIGNORE parlò a Mosè, e gli disse: 14 «Conduci quel bestemmiatore fuori dal campo; tutti quelli che lo hanno udito posino le mani sul suo capo e tutta la comunità lo lapidi. 15 Poi dirai ai figli d'Israele: "Chiunque maledirà il suo Dio porterà la pena del suo peccato. 16 Chi bestemmia il nome del SIGNORE dovrà essere messo a morte; tutta la comunità lo dovrà lapidare. Sia straniero o nativo del paese, se bestemmia il nome del SIGNORE, sarà messo a morte.

Il Dio dell'amore incita Davide ad effettuare un censimento, poi lo punisce per questo e mette a morte settantamila innocenti, infine si pente (2Samuele 24:1-17)
1 Il SIGNORE si accese di nuovo d'ira contro Israele, e incitò Davide contro il popolo, dicendo: «Va' e fa' il censimento d'Israele e di Giuda».

2 Il re disse a Ioab, che era capo dell'esercito e che era con lui: «Gira per tutte le tribù d'Israele, da Dan fino a Beer-Sceba, e fate il censimento del popolo perché io ne sappia il numero». 3 Ioab rispose al re: «Il SIGNORE, il Dio tuo, renda il popolo cento volte più numeroso di quello che è, e faccia sì che gli occhi del re, mio signore, possano vederlo! Ma perché il re mio signore prende piacere nel far questo?» 4 Ma l'ordine del re prevalse contro Ioab e contro i capi dell'esercito, e Ioab e i capi dell'esercito partirono dalla presenza del re per andare a fare il censimento del popolo d'Israele.

[...]

10 Dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, provò un rimorso al cuore, e disse al SIGNORE: «Ho gravemente peccato in quel che ho fatto; ma ora, o SIGNORE, perdona l'iniquità del tuo servo, perché ho agito con grande stoltezza».

11 Quando Davide si alzò la mattina, la parola del SIGNORE fu così rivolta al profeta Gad, il veggente di Davide: 12 «Va' a dire a Davide: "Così dice il SIGNORE: Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò"». 13 Gad andò dunque da Davide, gli riferì questo e disse: «Vuoi sette anni di carestia nel tuo paese, oppure tre mesi di fuga davanti ai tuoi nemici che t'inseguono, oppure tre giorni di peste nel tuo paese? Ora rifletti e vedi che cosa devo rispondere a colui che mi ha mandato». 14 Davide disse a Gad: «Io sono in una grande angoscia! Ebbene, cadiamo nelle mani del SIGNORE, perché le sue compassioni sono immense; ma che io non cada nelle mani degli uomini!»

15 Così il SIGNORE mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Beer-Sceba morirono settantamila persone del popolo. 16 Come l'angelo stendeva la sua mano su Gerusalemme per distruggerla, il SIGNORE si pentì della calamità che egli aveva inflitta, e disse all'angelo che distruggeva il popolo: «Basta! ritira ora la tua mano!» L'angelo del SIGNORE si trovava presso l'aia di Arauna, il Gebuseo. 17 Davide, vedendo l'angelo che colpiva il popolo, disse al SIGNORE: «Sono io che ho peccato; sono io che ho agito da empio; queste pecore che hanno fatto? La tua mano si volga dunque contro di me e contro la casa di mio padre!»

lunedì 20 settembre 2010

«Non abbastanza prove, Dio»

John Loftus è un ex-predicatore protestante divenuto ateo. Ha conseguito tre lauree in Filosofia della Religione e argomenti simili e ha una laurea in Teologia. E' l'autore del libro Why I Became an Atheist e curatore del libro The Christian Delusion.

A proposito della verità del Cristianesimo e della sua accettazione, ha scritto:

Quando chiesero a Bertrand Russell cosa avrebbe detto a Dio nel giorno del giudizio sul fatto che non credeva, pare che Russell abbia risposto: «Non abbastanza prove, Dio, non abbastanza prove».

Anche se la fede cristiana finisse per essere vera, non ci sarebbe comunque ragione per cui persone ragionevoli dovrebbero accettarlo, perché solo affermazioni che possono essere ragionevolmente giustificate dovrebbero essere accolte. Vedete, dobbiamo rigettare molte affermazioni vere perché non superano la verifica delle prove. Questo è sia ovvio che indiscusso. Alieni provenienti dallo spazio potrebbero aver rapito qualcuno, ma senza prove sufficienti e commisurate a una tale affermazione non c'è ragione perché qualcuno debba credere alla persona che la sostiene. Ci sono certo casi in cui qualcuno ha ucciso un'altra persona, ma nessuno sospetta che abbia commesso il fatto, semplicemente perché non ci sono prove che portino qualcuno a sospettarlo. Ci sono centinaia di affermazioni cui non dovremmo mai credere, anche se sono vere. E' questo il caso del Cristianesimo. Anche se è vero, persone ragionevoli non possono credervi perché è estremamente improbabile.
Eppure vi sono persone perfettamente ragionevoli che accettano il Cristianesimo o un'altra religione. Per quale motivo? La mia impressione è che per quanto riguarda la religione, essi accettano di sospendere volontariamente il proprio spirito critico e di accettare acriticamente (o "umilmente", come dicono loro) le affermazioni sul divino.

sabato 18 settembre 2010

«Darwin fatto a pezzi al TG del secondo canale»

Un cristiano con cui sto discutendo ha preso le distanze dal creazionismo; purtroppo non tutti sono come lui, come si può vedere da questo vergognoso servizio del TG2(!):



Fortunatamente, facendo un giro su Youtube, ho trovato questo video sul "Disegno intelligente", e mi è tornato il sorriso (che i cristiani fondamentalisti siano avvertiti di non guardarlo):

venerdì 17 settembre 2010

Reazioni alla posizione di Hawking sull'origine dell'universo e su Dio: risposta al professor Benvenuti

Il post «Reazioni alla posizione di Hawking sull'origine dell'universo e di Dio» mi ha permesso di iniziare uno scambio di commenti con Fabrizio e col professor Benvenuti. Credo che i commenti a quel post non siano il modo più adatto per mandare avanti il discorso, dati i limiti di dimensione dei commenti di blogspot, dunque approfitto e rispondo al professor Benvenuti in questo post.
«Vorrei interpretare correttamente quanto afferma. Premesso, come ho già detto, che non pretendo di "convertire" nessuno, e che la sto prendendo sul serio, vorrei essere anch'io essere preso sul serio. Lei trova interessantissimo il Prologo di Giovanni: non pensa che l'evangelista scrivendo ciò che ha scritto non fosse ispirato solo poeticamente ma "credesse" fermamente in quello che dice? come lui migliaia di pensatori di altissimo livello (inclusi molti scienziati) hanno elaborato le stesse "credenze". Credo che questo fatto è talmente notevole da essere preso dannatammente sul serio, se non altro come "fenomeno". Se poi non sono preso sul serio, non succede nulla di drammatico, ma mi riesce difficile mantenere una discussione costruttiva.»

Non mi riferivo alla serietà della fede, sua, dell'evangelista o di altri, mi riferivo alla serietà della pretesa che si chieda di credere al trascendente, con tutte le conseguenza che ne discende, senza fornire alcuna prova della sua esistenza. Non era mia intenzione mettere in dubbio la buona fede di nessuno, ma solo la validità dell'appello al trascendente in assenza di valide prove.

«Le stesse identiche considerazioni che evidenziano l'impossibilità di "provare" la trascendenza o l'esistenza di Dio, evidenziano anche l'impossibilità di provarne la non-esistenza, o meglio di provarne l'irrazionalità.»

Concordo con lei sul fatto che sia impossibile provare l'inesistenza di Dio e del trascendente, ma non mi pare un grosso problema: l'onere della prova ricade su chi ne afferma l'esistenza, non su chi la nega. E' chi sostiene l'esistenza di Nessie, per fare un esempio al di fuori della religione, che deve sostenere questo onere, che deve trovare le prove della sua esistenza; in assenza di prove è assolutamente lecito affermarne l'inesistenza (a titolo puramente informativo, la comprensione di questa differenza tra la prova positiva e quella negativa che mi ha fatto passare da una posizione agnostica ad una atea).

«Di fatto, l'atto di fede implica una decisione volontaria personale che pone la propria fiducia in qualcosa o qualcuno. Non sempre questa decisione si basa unicamente su "prove" razionali: pensiamo all'innamoramento tra due persone e la decisione di "fidarsi" l'una dell'altra. Se la decisione si potesse basare su "prove" inconfutabili, non ci sarebbero sorprese (in genere molto dolorose) quando la fiducia viene tradita. Dare fiducia è sempre una sfida, ma non per questo è da considerarsi "irrazionale". Tecnicamente infatti l'atto di fede cristiano è un atto volontario a-razionale, cioè non è basato "solo" su "prove razionali" ma non è neppura irrazionale. Perchè avvenga ci vuole un "incontro" personale: la fulminazione di Saulo sulla via di Damasco è forse l'esempio di incontro più eclatante, ma incontri più discreti, altrettanto efficaci sono possibili per tutti noi, basta fare spazio con pazienza e anche fatica perchè avvengano. E forse anche solo la ricerca o l'attesa e la stessa opposizione all'incontro, sono alla fine un incontro. Solo l'indifferenza e la superficialità lo possono impedire.»

Credo di comprendere quello che dice, ma sono lo stesso disorientato: lei sembra parlare di fede e fiducia in generale, io mi riferisco a quel genere particolare di fede che è esemplificata dalla fede religiosa, e in particolare nella fede nel Cristianesimo.

Mi porta l'esempio della decisione di fidarsi della persona amata, ma proprio il dolore conseguente alla scoperta che la propria fiducia è stata tradita, dolore frequente in questi casi, mi fa intuire che lei intende una sorta di fede "affettiva", uno stato di fiducia. E non credo che sia questo il caso della fede religiosa, dato che lei stesso dice che si tratta di un atto «non è basato "solo" su "prove razionali"»; dunque implica una componente "cognitiva". In altre parole, la fede religiosa non è tanto l'avere fiducia in qualcuno o qualcosa, ma piuttosto la fiducia nel fatto che talune cose siano vere: che Dio esiste, che Dio mi ama, che Dio ha creato l'universo, eccetera, fino alle credenze più elaborate. Ovviamente c'è una componente emotiva nella fede religiosa, ma quello che la rende differente dal semplice "amore per Dio" (per rifarmi al suo esempio dell'amore per un'altra persona) è proprio quel contenuto informativo che la fede religiosa porta con sé e che l'amore non ha.

Come ho detto in qualche altro commento, la parte emotiva della fede è per me del tutto legittima, ma la trovo meno interessante di quella cognitiva, e su quest'ultima vorrei concentrare la mia attenzione. Lei afferma che «l'atto di fede cristiano è un atto volontario a-razionale, cioè non è basato "solo" su "prove razionali" ma non è neppura irrazionale». Qui vorrei riepilogare i termini in gioco. Per "razionale" intendo un atto basato sull'esercizio corretto della ragione; per "a-razionale" un atto che non coinvolga la ragione in alcun modo; per "irrazionale" un atto che sia contrario all'esercizio corretto della ragione. Un esempio del primo tipo è la scelta di acquistare, tra due prodotti altrimenti uguali, del prodotto che costa di meno; un esempio del secondo tipo è la scelta del prodotto che ha il mio colore preferito rispetto a quello che ha un colore che non mi piace; mentre un esempio del terzo tipo sarebbe quello di scegliere il prodotto più costoso (e magari del colore che non mi piace).

A questo punto mi chiedo: l'atto di fede cristiano è un atto razionale, a-razionale o irrazionale? Razionale non può essere: se fosse così sarebbe una conoscenza come le altre, e non avrebbe bisogno di una categoria a parte. Lei afferma che si tratta di un atto a-razionale e che necessita di un "incontro", ma la mia impressione è che alla fine si tratti di una sensibilità personale (l'avere bisogno dell'incontro), e in quanto tale non possa essere portata a sostegno della verità di talune conoscenze.

«Questo è l'atto di fede dello scienziato: qualunque nuovo dato sperimentale scoprirò in futuro, sono certo (ho fede che) sarà inquadrabile in un modello razionale. Qual'è la "prova" di questo atto di fede? eppure io e lei ci crediamo fermamente. Certo, siamo confortati finora dall'esperienza storica, ma "razionalmente" non posso provare che sia necessariamente così. È affasciante chiedersi come mai la struttura logica del nostro pensare coincida con l'intrinseca "razionalità" del Cosmo.»

Naturalmente non posso dimostrare che tutti i fenomeni fisici futuri saranno spiegabili razionalmente, ma, anche grazie alla mia esperienza, posso dire che tra le due ipotesi alternative che ho a mia disposizione e che spiegano ugualmente bene i fatti - che vi sia un modello razionale dell'universo o che esso non vi sia, ma fin'ora tutto sembra adeguarvisi per puro caso - una è estremamente più probabile dell'altra. Similmente, a riguardo dell'esistenza di Dio, io ho due alternative: una che esista e una che non esista; ma nel primo caso devo supporre che questo Dio operi in modo che tutto va esattamente come se non esistesse (nel senso che posso pienamente spiegare i fenomeni attorno a me in accordo con l'ipotesi di inesistenza), e questo rende l'ipotesi-Dio estremamente improbabile.

Reazioni alla posizione di Hawking sull'origine dell'universo e su Dio: risposta a Fabrizio

Il post «Reazioni alla posizione di Hawking sull'origine dell'universo e di Dio» mi ha permesso di iniziare uno scambio di commenti con Fabrizio e col professor Benvenuti. Credo che i commenti a quel post non siano il modo più adatto per mandare avanti il discorso, dati i limiti di dimensione dei commenti di blogspot, dunque approfitto e rispondo a Fabrizio in questo post.

«Dunque se capisco bene non sopporti che altri che abbiano qualche cosa a che fare con un pensiero religioso, possano influenzare la tua vita o quella degli altri. Però non ti duole e non ti indigni allo stesso modo se altri centri di potere (economico, politico ....) fanno la stessa cosa. E così, invece di aprire un blog che so... come dici per esempio sugli omosessuali o in difesa della teoria dell’evoluzione o di altre idee specifiche che ti stanno a cuore, ti metti di traverso contro delle altre. E perché? Solo perché parlano di Gesù/Yahweh/Allah/Visnù? Ho difficoltà a seguirti. Se hai qualche idea specifica, sostienila e difendila, ma mi sembra assai debole il dire “contrasto tutti quelli che mi parlano in nome Gesù/Yahweh/Allah/Visnù perchè mi piace così e basta”.»

Il mio problema non sono le idee (politiche, economiche o sociali) differenti dalle mie, perché sono convinto che altre persone possano legittimamente giungere a conclusioni differenti dalle mie.

Il mio problema sono le differenze nei principi fondamentali: se li condividiamo, bene; se no, non posso accettare le tue idee. Un esempio banale potrebbe essere il caso del razzismo: se non accetti il principio fondamentale che tutti gli esseri umani abbiano gli stessi diritti, non posso accettare neppure che tu possa sostenere idee di discriminazione razziale. Un esempio meno banale è quello della scienza: sei liberissimo di credere in tutto ciò che ti dice la tua religione, ma non accetto che tu possa imporre l'insegnamento del creazionismo nelle scuole, spacciandolo per scienza, o comunque la presentazione distorta della teoria dell'evoluzione, solo perché è incompatibile con la tua religione.

Riguardo all'argomento del blog: purtroppo non ho un tempo infinito a mia disposizione. Questo significa che devo necessariamente fare una scelta tra i possibili argomenti di cui parlare. Questo blog era nato come zibaldone di pensieri, ma ha avuto una rapida convergenza su argomenti religiosi; in parte perché ci sono blogs politici/scientifici/economici di ottima fattura, mentre i blog sull'ateismo sono pochi; e in parte perché in questo periodo sono più interessato a questi argomenti che ad altri.

Quanto alle idee specifiche: la mie sono che Dio non esiste, che si può essere moralmente giusti e vivere una vita soddisfacente anche così, che la religione è un fenomeno naturale e che solo accorgendosi di questo si possono risolvere alcuni problemi. Se queste idee non emergono dal blog, significa che il blog è pessimo, ma le idee ci sono :-)

«E’ però ci sono tante altre cose che influiscono sulla vita di tutti noi: le idee di Nietche, ad esempio; le scelte economiche di molte multinazionali impattano sulla vita di tutti; queste sono fatte nei palazzi che non sappiamo; molti politici più o meno in vista influenzano la vita di tutti noi anche se certe loro idee sono minoritarie; le varie massonerie nazionali e internazionali fanno lo stesso; anche chi chiede il matrimonio degli omosessuali vuole trasformare la società e quella in cui vivranno i nostri figli, e se loro riescono a far passare le loro idee, io dovrò pagare le tasse anche per far adottare bambini a coppie omosessuali, che io considero violazione del diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre; anche chi propone l’eutanasia o chi vuole legittimare la produzione di essere umani come un prodotto commerciale fa la stessa cosa; tutte queste cose mirano a trasformare l’umanità in un qualcosa di diverso, perchè mirano a modificare il concetto di “bene sociale condiviso”. Vera questione non è se vogliamo trasformare o no: ma verso dove vogliamo andare?»

Io sono uno di quelli che da anni non acquista (o cerca di non acquistare) prodotti delle multinazionali, perché ritiene che un'economia "locale", per quanto possibile, sia un progetto migliore di quella "globale". Ho anche opinioni sul matrimonio tra omosessuali (favorevole), sull'adozione dei bambini da parte di single e omosessuali (favorevole, ma con dubbi), sull'eutanasia (favorevole): se vuoi ne discutiamo, ma, sinceramente, non vedo cosa c'entri questo con quello che sto dicendo ora, che, cioè, alcune ragioni mi paiono condivisibili, altre meno, ma che i principi fondamentali, gli "assiomi" del nostro ragionamento, se mi concedi questo termine, non possono essere le fedi personali.
«Come mai allora non ti rivolgi anche verso questi centri di pensiero/potere, che altrettanto vogliono “influisce sulla vita altrui”, cioè sulla nostra? O ammetti che tutti possono farlo, oppure non può farlo nessuno. Nel secondo caso è anarchia pura, un mondo che non esiste. Nel primo dovresti includerci anche coloro che parlano nella società in nome di Gesù/Yahweh/Allah/Visnù. Se hai un problema tutto personale con il secondo gruppo, ti invito a superare questo stato, e a confrontati ed entrare in dialogo anche con le idee di queste persone, senza pregiudizi.»
Credo di avere già risposto, ti riassumo la mia posizione. (1) C'è una differenza fondamentale tra non condividere le opinioni di qualcuno e non condividere le regole fondamentali: solo nel secondo caso posso "pretendere" che l'opinione altrui vada cambiata. (2) Trovo più efficace concentrare le mie poche e poco valide forze su questo argomento, che attualmente è più vicino alla mia sensibilità.

«Personalmente, non nego a nessuno la possibilità o il principio di “influisce sulla vita altrui”, anzi. Cerco invece di dimostrare e convincere che certe idee sono sbagliate, per quello che posso. Per quanto riguarda i cristiani, dire loro: “pregate pure nelle vostre chiese, ma non dovete occuparvi di umanità.” è come chiedere a una mamma di non allattare il proprio figlio.»

Per poter definire "sbagliata" un'idea devi avere un concetto di "giustizia", di "corretto pensare" a cui paragonarla. Se il tuo interlocutore non condivide questa idea, come fai? Il primo passo diventa, appunto, condividere questa idea fondamentale, cosa che sto cercando di fare. E l'idea fondamentale, per me, è che non è corretto appellarsi alla propria presunta verità rivelata quando ci si occupa della collettività in cui si vive.

«La faccenda “del demiurgo si / demiurgo no” è un tuo legittimo interesse personale, ed è oggi una discussione della scienza teologica, ma non fa parte della fede, (della dogmatica): in questo senso hai ragione a dire che non è così importante;

Altro è ben più importante: che Dio è Amore, come Benvenuti ha più volte ripetuto. Per me, come per mia zia, come per il prof. Benvenuti, come per tutti quelli venuti prima, questa è la prima e assoltua cosa più importante: è una questione centrale nella fede (=se togli questo, crolla tutto). Che poi possiamo anche aprire un discorso sulla sua demiurgicità o meno, è una cosa relativamente recente nella storia: prima degli shock Galieo+Darwin ad esempio tutti pensavano che fosse effettivamente una specie di demiurgo, e ancora oggi molti lo pensano, o semplicemente ignorano la cosa: ma questo non intaccava più di tanto il cuore del cristianesimo del Dio-Amore e non intacca la loro fede, che è la cosa più importante, perchè non viola nessun dogma. Oggi quasi tutti i teologi rifiutano l’idea del demiurgo e possiamo dire che la scienza moderna ha contribuito moltissimo ad abbatterla, ma non è mai in discussione l’altro fattore: il Dio-Amore, il suo atto creativo come atto d’amore (Prologo di Giovanni). Può anche darsi che, nell’edificazione del Regno di Dio, un giorno si definisca in senso dogmatico la non demiurgicità di Dio: ma per ora accontentiamoci dei dogmi che abbiamo.

Noi qui siamo arrivati a parlare di demiurgo perchè in questa discussione, nel tuo cammino di ricerca personale, se ne è parlato; se tu vedi che è così fondamentale sapere circa la faccenda del demiurgo, lo è certamente per te, fa parte del tuo cammino personale fatto di domande e di curiosità legittime, ed è certo anche questo un modo per avvicinarsi a Dio; ma non lo è in generale, e men che meno essenziale per tutti.
»

Tu scrivi che il Dio creatore non è importante, che è più importante riconoscere il fatto che Dio è Amore (con la 'a' maiuscola). Bene, posso anche concedertelo.

Ricorda, però, che l'obiezione di Benvenuti (il post orginale verteva su questo) criticava Hawking per aver confutato un Dio creatore che non è quello della Chiesa cattolica, quello formulato da Ratzinger. Ma Hawking sta parlando con la gente comune, non con Ratzinger, e la gente comune - su questo penso che concordiamo tutti - non conosce la formulazione del Dio creatore di Ratzinger e pensa che Dio abbia "materialmente" creato l'universo. Allora invece di dire che Hawking ha torto, bisogna dire che la stragrande maggioranza dei cristiani non crede in ciò che la Chiesa intende per "Dio creatore". Che poi questo non sia un dogma è un altro discorso, qui si parlava dell'affermazione di Haking, non di teologia.

«Concordo pienamente con il prof. Benvenuti riguardo “H/H/O/V vs Nietsche”

l’ateismo alla Hawking / Hack / Odfffredi / Veronesi somiglia più a marketing per far parlare di se e vendere libri, che non a un profondo pensiero autentico: (la Chiesa stessa ha da tempo superato da più di un secolo quelle posizioni semplicistiche e non a caso si tiene lontana dalle polemiche USA sull’intelligent design) e siccome ormai parlano al vento, non hanno più nessuno con cui confrontarsi davvero (se non qualche pastore di qualche setta fondamentalista protestante nord americana); ma a loro basta vendere libri o essere invitati al talk show per alimentare la loro fama: questo non è dialogo, è autismo, perché parla solo con se stesso. E’ puro folklore: ma è proprio quello che serve per un buon business, per la massa. Con questo non voglio insinuare che non credono a quello che dicono o sparare a zero su tutti quelli che la pensano allo stesso modo: si possono fare ottimi affari essendo convintissimi e sinceri in quello che si dice, basta che faccia presa su molti (anzi, solo se si è convinti si è anche convincenti, quindi direi che le due cose vanno insieme) quindi non dubito della loro buona fede.

E non voglio neanche dire che fare affari è “di per se” una brutta cosa: anche l’editoria cattolica in questi anni è in forte crescita (anche se non sempre con virtù) Lo accuso invece di essere un ateismo autistico, perché non ha veri interlocutori.

Infatti, anche se vende molti libri, non incide ne trasforma davvero la società e il pensiero.
»

Riguardo all'ateismo di Hawking et al., tu dici che è un ateismo "autistico" perché non ha interlocutori, perché la Chiesa ha superato da tempo le posizioni che questo ateismo attacca. Che la Chiesa abbia superato quelle posizioni "semplicistiche" mi pare un fatto rilevante (e ci sarebbe altro da dire su questo), ma non credo che gli atei moderni non abbiano interlocutori. Ci sono, per esempio, più cristiani che intendono il Dio creatore come lo intende Hawking che come lo intende Ratzinger, e questi sono interlocutori importanti di Hawking. Ci sono cristiani che credono che le storie della Bibbia siano Storia, e questi sono interlocutori importanti (il discorso vale anche per altri aspetti dottrinali e morali).

In altre parole, l'equivoco di fondo mi pare questo: tu presumi che l'interlocutore degli atei alla Hawking sia la Chiesa, ma in realtà sono i cristiani.
«Totalmente differente è la posizione di Nietsche che invece è un ateismo ‘serio’ nel senso di filosoficamente fondato: è lui il vero vincitore della cultura post-moderna, e le conseguenze le vediamo sotto gli occhi; e sono ben più gravi. Perché pochi leggono i libri di Nietsche, ma poi sono proprio quelle persone che fanno la storia veramente. Nessuno va nei talk show o si fa intervistare dalle Iene, con in bocca Nietsche, perchè tutti cambierebbero canale; un video su youtube che parla di Nietsche è certo meno taggato e ha meno rate di uno di Dawkins con la sua proposta di arrestare il Papa quando atterra in Inghilterra; ma poi alla fine è il pensiero di Nietsche che entra davvero nelle ossa profonde della modernità, trasformandola inesorabilmente in post-modernità; il paradosso è che oggi è proprio la Chiesa a difendere la modernità. Come sostenne il teologo Romano Guardini: siamo alla "fine dell’epoca moderna".

Non credo proprio, poi, che Nietsche sia stato così ingenuo da “presupporre Dio” per poi commettere il "parricidio primario" (il che sarebbe stato contraddittorio). La sua operazone è ben più raffinata e proviene da una concezione del mondo (a mio avviso pagana) e dello scorrere del tempo del tutto particolare. Suggerisco la lettura il capitolo “La morte di Dio” alla voce “Friedrich_Nietzsche” di wikipedia.
»

Quanto all'ateismo di Nietzsche, per quanto filosoficamente interessante non mi riguarda, nel senso che non lo sento vicino ai miei interessi e alle mie predisposizioni.

Resto dell'idea che Nietzsche piaccia ai cristiani perché il suo ateismo porta a conseguenze che lo rendono più difficile da accettare. Allora dire «solo Nietzsche è un vero ateo» è il prologo alla confutazione «guardate a che porta l'ateismo». Ma esistono anche altri tipi di atesimo che non il nichilismo.

L'illustrazione «nietzsche for speed / modificações» è opera di Codi Grifiti, ed è rilasciata sotto licenza CC by-nc-sa 2.0.

giovedì 16 settembre 2010

Il campo di battaglia di Kalefeld

Avviso subito chi dovesse conoscere il tenore generale dei post di questo blog che quello che sto per scrivere non c'entra assolutamente nulla con gli altri posts. Si tratta di una notizia di storia antica che, a mia conoscenza, ha avuto poca copertura nei media italiani, e di cui mi piacerebbe parlare.

Kalefeld è un villaggio tedesco della Bassa Sassonia, nei cui pressi, nel 2008, sono stati trovati i resti di un campo di battaglia di 1775 anni fa.
Nuovi ritrovamenti in un antico e ben conservato campo di battaglia nel nord della Germania non stanno solo riscrivendo la storia geo-politica, ma stanno anche rivelando i segreti del successo militare di Roma.

Fino a solo due anni fa, si riteneva che le truppe romane non fossero mai giunte nella Germania del nord dopo che tre legioni furono distrutte da tribù germaniche nella Battaglia di Teutoburgo nell'anno 9.

La scoperta che due secoli dopo, un esercito romano eseguì una spedizione punitiva nel cuore del territorio delle tribù, nel 235, ha cambiato tutto ciò, suggerendo che un imperatore-soldato, Massimino Trace, tentò seriamente di soggiogare il nord della Germania.

I resti della battaglia sono sparsi su di una collina boscosa, l'Harzhorn.

Uno scavo archeologico, questa estate, ha riportato 1800 artefatti. Un singolo punto della collina fu colpito da catapulte a torsione, una delle armi più avanzate dell'arsenale romano, e 70 proiettili anti-corazza di queste armi erano ancora sul terreno.

Le catapulte, montate su carri, avevano una gittata fino a 200 metri, dice Michael Moosbauer, un professore di archeologia. Le punte in ferro pesavano 200 grammi ciascuna.

La supremazia romana era in parte dovuta alla varietà di abilità presente nei suoi eserciti multietnici. Tra gli ausiliari che combatterono all'Harzhorn c'erano lanciatori di giavellotto dal Marocco e arcieri mediorientali.

L'articolo (in inglese) continua qui.

Punte di dardo e zoccolo di un mulo
(C. S. Fuchs, Niedersächsisches Landesamt für Denkmalspflege)

Post ispirato da «Battlefield of Kalefeld - in English», di Adrian Murdoch.

mercoledì 15 settembre 2010

Astrologia

Guercino: Personification of Astrology (c. 1650-55)
Io non ho nulla contro gli astrologi; se la gente vuol credere che gli astri influenzano i destini umani e così via va bene, faccia pure, purché non pretendano di ispirare le leggi dello Stato ed il capo del governo non pretenda, se vi fosse l'associazione mondiale degli astrologi, di darle finanziamenti, palesi od occulti, ed imporre l'ora di astrologia nelle scuole.

Ora, non capisco perché quando si dicono queste cose nei confronti dell'astrologia tutti sono d'accordo e quando lo si dice nei confronti della religione, che ne è l'altra versione, no.
Odifreddi non è il mio pensatore preferito, ma queste sue parole mi appartengono.

Citazione dall'intervista pubblicata su Wikinews.

venerdì 10 settembre 2010

"International Koran Burning Day": libertà di religione vs. libertà di parola

«Cretini provocano idioti»

Una piccola chiesa evangelica della Florida ha istituito l'International Koran Burning Day («Giornata internazionale del rogo del Corano») per sabato prossimo, 11 settembre 2010.

La data non è scelta a caso, dato che il messaggio dietro l'azione dimostrativa di bruciare alcune copie del Corano è indirizzato ad al-Qaida e all'Islam estremista in generale. Secondo il pastore della congregazione, Terry Jones, la Giornata ha lo scopo di «onorare coloro che sono stati assassinati in quell'occasione [gli attentati dell'11 settembre]» e di «lanciare un messaggio davvero chiaro all'Islam, [...] che non vogliamo che provino a forzarci ad adottare la loro visione, in altre parole la Sharia». Jones ha anche precisato che «Noi non odiamo i musulmani; questo non è contro i musulmani, questo è contro la Sharia».

Il riassunto più efficace di questa vicenda è questa vignetta di Jesus and Mo:


Libertà di religione vs. libertà di parola

Ci sono state molte reazioni a questo annuncio, tutte negative, alcune delle quali preoccupate per le conseguenze del gesto per gli americani nel mondo: si dà infatti per scontato che i musulmani compiano gesti violenti in reazione a questo gesto.

Anche i vescovi hanno reagito negativamente alle intenzioni del pastore della Florida. Secondo il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, agli attacchi dell'11 settembre «non si può porre rimedio contrapponendo un gesto di grave oltraggio al libro considerato sacro da una comunità religiosa».

L'unica voce fuori dal coro è stata quella di Michael Bloomberg, sindaco di New York, che riguardo al progetto di Jones ha affermato:
Stranamente, sono qui per difendere il suo diritto a farlo. Mi trovo a pensare che sia un gesto disgustoso, ma il Primo Emendamento protegge tutti, e non si può dire che intendiamo applicare il Primo Emendamento solo a quei casi con i quali siamo in accordo.

Se vuoi essere in grado di dire quello che vuoi dire quando per te viene momento di dirlo, devi difendere il diritto degli altri, non importa quanto tu possa essere in disaccordo con loro.
Credo che le parole di Bloomberg esprimano correttamente la mia posizione. Il gesto di Jones è stupido, ottuso e pericoloso, e per questo va criticato. Stupido, perché non attacca la Sharia ma i musulmani, malgrado quello che dice Jones; ottuso, perché il pastore statunitense brucia un libro per colpire un'altra religione, ma propone un sistema di pensiero non troppo lontano da quello che critica. Pericoloso, perché invece di educare chi non comprende i propri errori, come i sostenitori di una legge basata sulla religione, li provoca a diventare ancor più intransigenti.

Malgrado ciò, questo stupido gesto è pur sempre un'espressione della libertà di parola di quella persona. E sebbene quello che intende dire sia completamente lontano dalla mia sensibilità personale, ritengo vada rispettata e difesa. In particolare quando è minacciata dai violenti.

Ma non è solo questo che è emerso da questa circostanza; c'è dell'altro che mi pare interessante, un "privilegio" che diamo per scontato.

Il privilegio della religione

Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha motivato la condanna del gesto anche affermando che:
Ogni religione, con i rispettivi libri sacri, luoghi di culto e simboli ha diritto al rispetto ed alla protezione: si tratta del rispetto dovuto alla dignità delle persone che vi aderiscono ed alle loro libere scelte in materia religiosa.
In altre parole, al Vaticano (ma non solo loro) ritiengono che la dignità delle persone sia tutelata tutelando i simboli di ciò in cui crede, in particolare la religione che professa. Secondo questo ragionamento, se manco di rispetto al simbolo della fede di una persona, sto mancando di rispetto alla persona stessa.

Ammetto che di primo acchito questo ragionamento non sembri fare una piega, ma credo che sia quantomeno lecito metterne in dubbio la validità: magari si scopre che non è vero.

Immaginiamo che una persona con la quale non concordiamo, per esempio, in fatto di politica, scriva un libro; in questo caso, dovrebbe essere illegale bruciare il libro in segno di protesta o dissenso con quello che dice?

Sia chiaro che credo il gesto di bruciare qualcosa assolutamente stupido e inutile, ma mi interrogo sull'opportunità di vietare per legge questo comportamento; sia anche chiaro che non sto parlando del caso in cui ad essere bruciate sono le fotografie o i fantocci della persona in questione, in quanto questo si configura come minaccia di violenza ed è già coperto dalla legge. Detto questo, la mia impressione è che il gesto di bruciare il libro sia una libera espressione di pensiero e come tale vada tutelata. E se qualcuno si sente offeso perché le proprie idee politiche sono dileggiate, beh, credo sia un suo problema.

Allo stesso modo, però, ritengo che vada trattata la religione, che non è altro che una forma particolare e ben definita di pensiero. Dunque va tutelata la possibilità di avere una propria religione e di poterla liberamente professare, così come c'è libertà di avere una propria opinione e di poterla liberamente discutere; allo stesso tempo non ci deve essere una speciale tutela per la religione in sé per sé, così non c'è una tutela per l'idea di democrazia, di comunismo, di imperialismo, di sionismo, eccetera...

In tal caso, allora, i simboli di una religione non debbono avere protezioni speciali che i simboli, per esempio, di una posizione politica hanno. Ivi compresi i libri sacri: per quanto stupido sia bruciarli, nessuno ha il diritto di impedire ad altri di farlo.

giovedì 9 settembre 2010

Perché Dio non guarisce gli amputati?

Se Dio esaudisce le preghiere dei fedeli, o almeno alcune di esse; se compie miracoli, come apparizioni mariane, statue che lacrimano sangue, guarigioni inspiegabili; se compie tutto questo, perché non sceglie mai di far ricrescere arti amputati? Cos'hanno gli amputati di differente dai ciechi o dai malati di tumore, che le loro preghiere di guarigione non sono mai esaudite?

Questa domanda, posta egregiamente dall'autore del sito «Why Won't God Heal Amputees?» mi è tornata in mente vedendo questo oggetto:


Si tratta di un oggetto conservato allo Science Museum e datato 1850-1910:
Realizzato in acciaio e ottone, questo insolito braccio prostetico si articola in molti modi. Il giunto del gomito può essere mosso rilasciando una molla, mentre l'articolazione superiore del polso permette un certo grado di rotazione e un movimento in su e in giù. Le dita possono anche richiudersi e raddrizzarsi. Il pezzo di cuoio del braccio superiore è usato per fissare la protesi alla parte restante del braccio superiore. L'aspetto piuttosto sinistro della mano suggerisce che chi lo indossava potrebbe averlo mascherato con un guanto. Tra le più comuni cause di amputazione in tutto l'Ottocento vi furono i danni subiti a causa della guerra.
Gli esseri umani, nella loro limitatezza fisica e morale, cercano di aiutare come possono le persone che hanno perso un braccio restituendone, per quanto possibile, la funzionalità; mentre Dio questo non lo fa mai, sebbene sia immaginato come infinitamente potente e infinitamente buono. Quali conclusioni bisognerebbe tirare da questa riflessione?

L'immagine del braccio è di proprietà intellettuale dello Science Museum.

lunedì 6 settembre 2010

Reazioni alla posizione di Hawking sull'origine dell'universo e su Dio

Quelli che seguono sono alcuni appunti sulle reazioni negative alla posizione di Hawking sulla nascita dell'universo e sull'inutilità del Dio creatore. Premesso che tutti questi commenti sono delle impressioni fornite in base alle anticipazioni dei media, e compresi tutti i limiti dell'intervista come mezzo di comunicazione, credo che si possano fare alcuni commenti, specie perché molte reazioni sembrano totalmente fuori luogo.

Giulio Giorello: Dio parla all'anima

Giorello è professore di Filosofia della Scienza all'Università di Milano. In un'intervista pubblicata sul sito dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, Giorello ha affermato:
Si può fare a meno di Dio come agente creatore, ma questo non è in contraddizione con la fede in Dio. Il banco di prova dell’esistenza di un Creatore, non è se mette o meno ordine nelle leggi della fisica, ma se parla o tace alla nostra coscienza. Dio è una partita che si gioca nell’anima.
Giorello non ha tutti i torti, ma qualcuno sì: se «si può fare a meno di Dio come agente creatore», vuol dire che come Creatore ha fallito, che parli o taccia alla nostra anima. Come spiegato da Sean Carroll nel suo video, la posizione di Hawking non esclude Dio, ma il Dio che ne esce non ha creato il mondo né vi interviene, dunque è molto differente dal Dio personale in cui crede la maggior parte delle persone.

Stefano Zecchi: il materialismo è stato già confutato

Zecchi, professore di Estetica all'Università di Milano, scrive nell'articolo «Stephen Hawking ci dice com'è nato l'universo Ma non affronta il perchè» (Il Giornale, 3 settembre 2010 - è troppo pretendere da un giornale di usare correttamente gli accenti? Si scrive "perché", non "perchè"... che poi nel testo lo scrivono correttamente):
La storia del materialismo senza Dio è tanto vecchia quanto la sua confutazione. Ma Hawking intende offrirci una teoria scientifica incontrovertibile, di fronte alla quale si devono genuflettere coloro che credono ancora nella storiella di Dio che ha creato il mondo e l’uomo. Se il grande astrofisico Hawking ricordasse un po’ di filosofia classica, capirebbe che il problema non è la spiegazione dell’origine del mondo, ma il suo significato. [...] Ma gli uomini, che possiedono il lume della ragione, si chiedono qual è il significato del mondo, perché c’è il Tutto e non il Nulla, perché ci sono la vita e la morte.
Zecchi fa notare che la posizione di Hawking non è nuova, ma che risale addirittura a Democrito, e che è stata confutata in "tre millenni di filosofia".

Ma Hawking non sta facendo filosofia: sta spiegando che le leggi della fisica spiegano in che modo l'universo sia nato, anzi, dicono che l'universo doveva necessariamente nascere dal nulla. Quindi Hawking fornisce una risposta alla domanda di Zecchi, «perché c'è il Tutto e non il Nulla», affermando che non è possibile che ci fosse il Nulla.

Massimo Cacciari: la pretesa di Hawking è comica

Cacciari, noto per essere l'ex-sindaco di Venezia ed un ateo devoto, è professore di Estetica e forme del fare all'Università Vita-Salute San Raffaele. Secondo Cacciari la tesi di Hawking è illogica:
Nulla è più assurdo e antiscientifico di pretendere che un linguaggio specialistico fornisca risposte universali. È una contraddizione logica, quella di Hawking, che ha qualcosa di comico e non va nemmeno presa in considerazione.
Non credo ci sia molto da dire su questo commento, perché questo commento dice poco. Se, come dice Hawking in "linguaggio specialistico", l'universo è nato spontaneamente, la risposta universale è che non sia stato Dio a crearlo: più logico di così...

Denis Alexander: Hawking non confuta il dio cristiano ma il "god-of-the-gaps"

Alexander è un biologo molecolare cristiano, direttore del Faraday Istitute for Science and Religion al St Edmund’s College di Cambridge, dunque un collega di Hawking. Alexander afferma:
Il "dio" che Stephen Hawking sta cercando di confutare non è il Dio creatore delle fedi abramitiche che è davvero la spiegazione ultima del perché vi sia qualcosa piuttosto che nulla. Il dio di Hawking è un dio usato per riempire i vuoti attuali nella nostra conoscenza scientifica.
La critica di Alexander è più sensata di quella degli altri (strano come gli scienziati dimostrino di aver capito la questione meglio dei filosofi, no?). Afferma che Hawking stia confutando il god-of-the-gaps, il dio cui sono attribuiti tutti i fenomeni attualmente inspiegabili dalla scienza, il cui dominio si restringe man mano che la conoscenza scientifica avanza. Naturalmente Alexander ha ragione, ma quello che non sembra notare è che quello di Hawking è un colpo anche al dio abramitico: sapevamo già, per esempio, che Dio non aveva creato l'uomo né il sole né le stelle; ora sappiamo che non ha creato neppure l'universo. Certo è possibile continuare a credere in un dio compatibile con queste scoperte, come fa di lavoro Alexander, ma questo Dio somiglia sempre meno al dio abramitico, dato che il suo dominio è esterno all'universo stesso. Una diminuzione non da poco, direi.

Giovanni Reale: Hawking usa le categorie sbagliate

Reale, filosofo cattolico, è professore di Filosofia all'Università Vita-Salute San Raffaele. Secondo lui («Sbaglia perché applica categorie finite all'infinito», Corriere della Sera, 3 settembre 2010):
È un errore tipico di certi scienziati giudicare l’universo infinito secondo categorie finite, senza rendersi conto della enorme sproporzione che ne deriva.
Trovo interessante il fatto che Reale non si pronunci né sulla teoria scientifica di Hawking (non ne avrebbe la competenza, probabilmente) né sulle conseguenze filosofiche della stessa (e qui la competenza ce l'avrebbe), ma si limiti a parlare di "categorie finite" e "universo infinito". Non si rende conto che sono gli scienziati come Hawking che lavorano quotidianamente con l'infinità dell'universo e tutte le conseguenze, anche contro-intuitive, che da essa derivano, e che è stata la scienza a costringere la filosofia a venire a patti con l'infinità dell'universo, e non il contrario. Infine, e questo mi stupisce di più, non sembra rendersi conto che Hawking non tratta di dimensioni dell'universo ma della sua creazione...

John Lennox: c'è bisogno di un essere agente

Lennox è professore di Matematica e di Scienza e Religione ad Oxford, oltre ad essere un fervente cristiano. Riguardo la posizione di Hawking afferma:
Come scienziato e cristiano, dico che l'affermazione di Hawking è mal strutturata. Ci chiede di scegliere tra Dio e le leggi della fisica, come se fossero necessariamente in conflitto tra loro.

Ma contrariamente a quello che Hawing afferma, le leggi della fisica non possono fornire una spiegazione completa dell'universo. Le leggi di per sé non creano nulla, sono solo una descrizione di cosa accade sotto certe condizioni.

Ciò che Hawking sembra aver fatto è confondere legge con l'ente agente. [...] Allo stesso modo, le leggi della fisica non potrebbero mai costruire effettivamente l'universo. Un essere agente deve essere coinvolto.
Lennox afferma che oltre alla legge è necessaria la presenza di un ente agente, che operi seguendo le leggi. Ma questo approccio è sbagliato, come è possibile vedere con esempio banale. La legge di gravità, che descrive ciò che accade in certe condizioni, impone che una palla lasciata senza supporto cada verso terra; non credo che Lennox postuli l'esistenza di un ente agente che spinga la palla verso terra in accordo con la legge di gravità!

Telmo Pievani: impossibile dimostrare l'inesistenza di Dio con la scienza

Pievani è professore di Filosofia della Scienza presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Pievani afferma:
Sulla teoria fisica delle stringhe, invocata da Hawking non c’è affatto consenso. Se invece parliamo di evoluzionismo, certo, il processo della vita non sembra procedere secondo un progetto. Ma da qui a dimostrare che un’entità sovrannaturale non esiste ce ne corre. E se anche riuscissimo a conoscere i pensieri di Dio, questo non proverebbe che Lui non esiste.
Anche in questo caso i filosofi sembrano non capire il problema. Ovviamente quella di Hawking è una formulazione teorica, dunque è soggetta a modifiche, verifiche e confutazioni. Ma ciò che Pievani non sembra chiedersi è se, nel caso la teoria fosse corretta, ne deriverebbe la conseguenza proposta da Hawking o no. Come detto, Hawking non esclude l'esistenza di Dio, ma ne dimostra l'inutilità come creatore.

Ezio Bussoletti: Hawking sposta il problema dalla creazione alla formulazione delle leggi fisiche

Bussoletti, professore di Fisica e Tecnologie Spaziali all’Università Parthenope di Napoli, avanza la critica migliore ad Hawking, affermando che:
Da fisico mi permetto di obiettare che il fatto stesso di accettare “a priori” l’esistenza di queste leggi, se l’Universo fosse stato creato dal nulla, richiederebbe comunque di giustificare “perché” e “come” sono nate. Hawking salta il problema dando per assioma la loro esistenza e da questo deduce la creazione dal nulla per loro mezzo. La contraddizione appare evidente. E per lo stesso motivo potremmo affermare che siccome gli aeroplani volano grazie alle leggi della fisica, sono stati creati dal nulla senza il bisogno di un inventore.
Grazie, Bussoletti.

Giuseppe Tanzanella-Nitti: Dio non è un fattore empirico

Tanzanella-Nitti è un astrofisico e un teologo, professore della Pontificia Università della Santa Croce di Roma. Secondo lui:
Quando si cerca nelle equazioni matematiche una conferma o una smentita del ruolo di Dio nella creazione dell’universo, vuol dire che si sta considerando Dio al pari di un fattore empirico, un parametro da trovare o da rimuovere. Per la teologia della creazione, l’azione di Dio creatore sul cosmo è un’azione trascendente, fuori del tempo e dello spazio, non limitata al momento dell’origine (se mai ve ne è stato uno), ma finalizzata a volere da sempre l’universo e a sostenerlo da sempre con le sue leggi e i loro sviluppi. Siamo quindi ben lontani dal dilemma di chi abbia compiuto la ‘prima mossa’.
La mia impressione è che si stia parlando di teologia, non di scienza. Un'azione che sia trascendente nel tempo e nello spazio non ha nessun influsso pratico sul tempo o sullo spazio, ma serve solo a gettare fumo negli occhi (ovvero la "teologia della creazione").

Massimo Robberto: la gente non capisce

Robberto lavora allo Space Telescope Science Institute, dove si occupa di cosmologia. A Tracce, rivista internazionale di Comunione e Liberazione, commenta>
Perché che l’“essere” scaturisca da se stesso, o dal nulla... Ma il nulla come può produrre qualcosa? Questo produce nell’opinione pubblica l’immagine di una scienza radicale, scientista. Ed è un male per la scienza stessa. Basta vedere i commenti sui blog riferiti alla notizia. Tantissimi sono di critica.
La critica di Robberto, astrofisico sperimentale, è che il messaggio passato da Hawking sia non verificabile e che non piaccia all'uomo comune. Solo un commento: triste sarebbe la scienza che si limitasse a dire ciò che ci piace!

Piero Benvenuti: il dio di Hawking non è il Logos o la Santissima Trinità

Benvenuti è è stato presidente dell'Istituto Nazionale di Astrofisica. La sua reazione è stata registrata dal quotidiano on-line di Comunione e Liberazione, ilSussidiario.net. Oltre ad accusare Hawking di aver cercato la polemica per vendere il suo libro, Benvenuti afferma:
Il secondo salto logico, che dimostra invece più semplicemente una notevole ignoranza della ricerca teologica, è quella di pensare al Creatore come un semplice demiurgo che accende un interruttore. Non è certo questo il concetto che i cristiani hanno di Dio Padre [...] non credo che il “Grand Design” di Hawking preveda una equazione matematica che dimostri l’esistenza dell’Amore incondizionato e forse si renderebbe conto allora che il “dio” che lui crede di aver eliminato non esiste per davvero, perché non è né il Logos incarnato né nessun’altra persona della Santissima Trinità.
Benvenuti sembra non rendersi conto che il dio che Hawking rende inutile è il dio creatore. Se il suo dio, il Dio Padre dei cristiani non ha creato il mondo, beh, allora Benvenuti e Hawking vanno d'accordo. Ma non credo che sia questo il caso, e parlare d'"Amore" per confutare la "creazione" "non-creazione" da parte di Dio non ha alcun senso se non gettare fumo negli occhi.

Antonino Zichichi: Hawking taccia

Zichichi, eminente fisico e anti-evoluzionista cattolico, è molto lapidario:
Se c'è una logica nell'universo c'è anche un creatore. Hawking riesca a dimostrare il teorema della negazione di Dio oppure stia zitto.
Un'affermazione apodittica e un invito ad una fallacia logica. Peccato, ha perso un'occasione per stare zitto lui.

L'articolo si basa sulle reazioni al libro di Hawking raccolte dal sito cattolicista UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali) nel post «Creazione senza Dio? Gli scienziati rispondono a Stephen Hawking.». La foto di Giorello è opera di Qi124680, ed è rilasciata sotto licenza GFDL/CC-by-sa 3.0. La foto di Zichichi è di Antonio G. Colombo ed è rilasciata nel pubblico dominio.